Perché le tecnologie digitali non sono tutte uguali
Come funziona il modello DRAW e perché è in grado di predire l’inclinazione delle persone ad adottare determinate tecnologie digitali.
Le tecnologie non sono neutre. Anzi, sono le loro caratteristiche a determinare i rapporti e i modelli sociali.
Questo lo sapeva bene Marshall McLuhan, quando affermava che “il mezzo è il messaggio” (M. McLuhan, Il medium è il messaggio), ma lo sapeva ancora prima Karl Marx, quando affermava che “Impadronendosi di nuove forze produttive, gli uomini cambiano il loro modo di produzione e, cambiando il modo di produzione, la maniera di guadagnarsi la vita, cambiano tutti i rapporti sociali. Il mulino a braccia vi darà la società col signore feudale, e il mulino a vapore la società col capitalista industriale” (K. Marx, Miseria della filosofia). Anche nella rivoluzione che ci sta portando nel volgere di pochi anni dentro l’Era digitale, questi concetti sono ancora validi. Le tecnologie abilitano nuove forme di organizzazione della produzione (di beni, di servizi e di significati) e, di conseguenza, modificano l’organizzazione sociale. Per questo motivo ognuno di noi è attratto o respinto da determinati aspetti del mondo digitale. Non perché siano belli e brutti o facili e difficili, ma perché ognuno di essi è foriero di cambiamenti più o meno rilevanti del nostro personalissimo “ordine costituito”. Ognuno di noi percepisce gli effetti dei nuovi paradigmi nelle applicazioni pratiche che possiamo facilmente incontrare come utenti e cittadini. La nostra reazione può andare dall’interesse diretto e attivo (diventare esperti di una tecnologia e suoi divulgatori) al disinteresse anche passivo (essere incapaci di comprenderla e disinteressarsene). Quando parliamo di competenze digitali, parliamo dunque di interesse, approccio alla trasformazione attuale.
Le nuove tecnologie vanno tutte nella stessa direzione? No, assolutamente. Condividono gli stessi fattori abilitanti (la comunicazione digitale e la rete globale), ma conducono in direzioni spesso opposte. Per loro natura, ci sono tecnologie libertarie e tecnologie repressive. Allo stesso modo ci sono tecnologie “disruptive” e tecnologie migliorative dei processi di produzione già esistenti.
Una loro classificazione e la misurazione delle reazioni degli utenti alle loro applicazioni pratiche può fornire elementi di giudizio dell’atteggiamento complessivo che la persona valutata avrà nei confronti del nuovo ecosistema digitale. Nell’elaborazione del modello DRAW le tecnologie sono state raggruppate in 4 famiglie, denominate come Seek, Share, Steer e Shift.
Le prime due aree, Seek e Share, sono in opposizione fra di loro in quanto individuano tecnologie che, rispettivamente, si basano su modelli di controllo dell’informazione o di apertura allo scambio. Una persona che predilige le prime denota interesse verso il mantenimento della privatezza (tribù digitale dei RIFLESSIVI), mentre chi predilige le secondo esprime una tendenza alla socializzazione delle sue esperienze (tribù digitale dei VISIONARI). Esempi di tecnologie Seek sono Big data e Analytics, Internet Of Things e Information Retrieval. Esempi di tecnologie Share sono i Social Media, Cloud computing e applicazioni SaaS e le applicazioni georeferenziate in ambito Mobility.
Le altre due aree, Steer e Shift, individuano invece le tecnologie che tendono all’equilibrio oppure alla rottura delle modalità di produzione materiale e immateriale. Una persona che predilige l’equilibrio denota l’interesse a controllare l’influsso della tecnologia sulle sue abitudini di vita (tribù digitale dei PARTECIPANTI), mentre una che predilige la rottura avrà una maggior propensione al rischio e, di conseguenza, anche una maggior spinta all’innovazione (tribù digitale dei LUNGIMIRANTI). Esempi di tecnologie Steer sono la Virtual Reality, le Interfacce digitali e lo Smartworking, mentre esempi di tecnologie Shift sono la Blockchain, i dispositi Wereable e l’Intelligenza Artificiale.
© Alessandro Obino – autore del modello DRAW